Dopo 3 anni e mezzo da giocatore (di cui gli ultimi 6 mesi nella doppia veste di “player” e allenatore in seconda), a partire dal mese di febbraio è stato chiamato a guidare in prima persona l’Old Ranch 97, con il quale ha sfiorato la promozione in Serie C2. Stiamo parlando di Ivano Di Vezza (in foto), attuale allenatore della squadra fondana, con il quale abbiamo fatto il punto su quella che è stata l’annata dei rossoblu, tra momenti esaltanti e brucianti delusioni, senza trascurare qualche piccolo rimpianto.
Di Vezza, inizialmente quest’anno il suo ruolo era quello di spalla di Giovannoni, senza rinunciare a qualche apparizione sul terreno di gioco. Si aspettava di terminare la stagione da allenatore in prima dell’Old Ranch 97?
“Sinceramente no! Il mio ruolo iniziale era quello di “apprendista” del mister Giovannoni, e di giocatore part-time. A me stava benissimo, anche perché speravo di poter continuare a dare il mio contributo anche sul campo; poi gli eventi hanno preso una piega inaspettata, e davanti alla proposta del Presidente di assumermi la responsabilità tecnica della squadra, non potevo certo dire di no. A lui, infatti, mi lega un rapporto fondato sulla stima e sull’affetto, e la stessa cosa vale per il gruppo, che dal primo momento mi ha sostenuto in questa nuova avventura”.
Quando lei ha preso in mano la squadra all’inizio di Febbraio eravate a 6 punti dalla vetta, ma a fine marzo siete riusciti a colmare il “gap”. Se lo aspettava?
“Più che altro ci speravo, anche se lo abbiamo colmato prima di quanto mi aspettassi. Il mister Giovannoni aveva già svolto un ottimo lavoro, soprattutto tattico, perchè la squadra era già ben amalgamata, sapeva bene come stare in campo, e inoltre era seconda in classifica. Abbiamo fatto un grande lavoro fisico-tattico durante la sosta di febbraio, che ha portato i suoi frutti fin da subito, e la vittoria nel derby di ritorno ha dato ai ragazzi un grande entusiasmo, che ci ha permesso di credere nella rimonta”.
Nonostante una grande rimonta e 11 vittorie in 13 partite (tra campionato e play-off) anche quest’anno l’Old Ranch non ha centrato la promozione diretta in Serie C2. C’è più rammarico per la sconfitta interna in campionato contro l’Atletico Gaeta, oppure per aver perso la Semifinale play-off a due minuti dal termine?
“Certamente il dispiacere è per la Semifinale Play-Off, perchè solo una deviazione sfortunata nel finale di partita ci ha tolto la possibilità di giocarcela ai rigori, e credo che sarebbe stato l’epilogo più giusto di un match equilibrato. In realtà il rammarico più grande è quello di aver giocato la partita più importante, contro lo Sporting Risorse, con la rosa rimaneggiata, fattore che ci ha costretto a giocare in maniera diversa da come sappiamo, ovvero quasi esclusivamente di rimessa. Del resto vista l’assenza di diversi giocatori offensivi era difficile riuscire a ripartire con ordine ed efficacia, soprattutto contro un avversario del genere. In ogni caso, risultati alla mano, credo che sia stata la migliore stagione delle ultime quattro per l’Old Ranch, quella dove siamo andati più vicini alla promozione. Il fatto che non ci siamo riusciti nemmeno questa volta vuol dire che probabilmente ci manca ancora qualcosa, oltre ad un pizzico di esperienza, che in alcune partite come quella giocata contro l’Atletico Gaeta è fondamentale per non commettere certi errori e portare a casa il risultato”.
Nel gruppo sono presenti molti giocatori a cui lei è legato da rapporti di grande amicizia. Quanto è difficile allenare i propri amici?
“Diciamo che questo era il mio più grande timore iniziale, se non l’unico, perché non è assolutamente facile come può sembrare. I ragazzi sono stati molto bravi nell’accettarmi nel nuovo ruolo, e nel rispettare le mie decisioni, e per questo li ringrazio sinceramente. Un ringraziamento speciale va al capitano, Fabrizio Parisella, con cui ho avuto la fortuna di co-gestire la squadra, e che per me è stato un aiuto molto prezioso, sia dal punto di vista tattico, che umano”.
Di Vezza, quali sono le sue intenzioni per la prossima stagione? Rimarrà all’Old Ranch oppure ha in mente di fare un’esperienza diversa altrove?
“A questa domanda francamente ancora non so rispondere. Il calcio a 5 mi sta dando tante soddisfazioni, ma chi mi conosce bene sa che la mia passione è il calcio a 11, e quindi il mio desiderio sarebbe quello di intraprendere un percorso di allenatore proprio in quell’ambito. Ma non escludo nulla, ci sarà tempo per valutare tutte le ipotesi, e perché no, restare un altro anno all’Old Ranch 97, anche se non so ancora in quale ruolo, magari ancora da giocatore, infortuni permettendo. Parlerò in tutta tranquillità con il presidente e decideremo insieme, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni, e come siamo abituati a fare in questa grande famiglia che è l’Old Ranch”.
In conclusione, cosa le ha dato dal punto di vista tecnico e umano questa breve e intensa esperienza alla guida dell’Old Ranch?
“Mi ha dato tanto, tantissimo, sotto tutti i punti di vista. Non è facile essere catapultato “dall’altro lato”, come si dice in gergo, ma quando ho accettato sapevo che potevamo fare bene, bastava poco per migliorare, e i risultati ottenuti lo hanno dimostrato. Anzi, a questo proposito volevo anche ringraziare il nostro mister dello scorso anno, Ezio Cantarano, perchè se abbiamo raggiunto la seconda semifinale Play-Off consecutiva è anche grazie al suo grande lavoro svolto nella passata stagione, con una squadra seminuova, e tanti debuttanti nel “futsal”. Mi ritengo molto fortunato per aver avuto questa possibilità, perchè essendo in questo mondo ormai da qualche anno so quanto sia appetita all’esterno questa società, questo gruppo, e soprattutto questa panchina. Il fatto di aver potuto allenare questa squadra, per il sottoscritto, è motivo di grande orgoglio. Certamente sarà un’esperienza che mi porterò dietro, e la mia speranza è quella di vedere questo gruppo di ragazzi misurarsi con palcoscenici più importanti, perché credo che questa squadra lo meriti. Concludo dicendo che durante tutti i Play-off, tanti tesserati delle altre squadre del Girone B e non solo, tifavano per noi, e ciò dimostra quale sia il profilo di serietà e sportività che questa società incarna, e ha sempre incarnato a partire dal 2003”.
In bocca al lupo per il futuro…
“Crepi il lupo… e grazie!”.