8 Lug 2025, Mar

ROMA – Per sette volte ha dominato i Campionati Italiani, ha portato il tricolore sul podio europeo nel 2012 a Birmingham, ha affrontato tatami in tre Mondiali e quattro Europei con la Nazionale FISPIC. Ma oggi, Mirko Mingione non gareggia più per sé. Oggi, combatte per gli altri: per quei bambini ciechi e ipovedenti che all’ASP Sant’Alessio imparano da lui che cadere non è una sconfitta, ma una lezione.

“Al tatami – afferma – non importa chi vede o chi non vede, ma chi cade e chi si rialza con coraggio.” È questa la filosofia che guida ogni suo gesto, ogni correzione, ogni mano tesa sul tappeto.

Nato sportivamente nella Judo Fondi di Elio Paparello, il suo percorso è stato tutto in salita: un’ascesa fatta di fatica, talento e passione. Si e allenato con i migliori: da Pino Maddaloni a Napoli a Roberto Tamanti a Roma, calpestando tatami d’Italia e d’Europa, portando sempre con sé una certezza: il judo è molto più di uno sport.

All’ASP Sant’Alessio, Mingione trasforma ogni allenamento in un percorso educativo. I suoi giovani allievi, attraverso il judo, imparano a percepire lo spazio, a muoversi nel mondo, a fidarsi degli altri e di sé stessi. L’orientamento, l’equilibrio, la forza interiore: tutto passa attraverso il corpo, anche quando la vista non accompagna.

“Quando un bambino cieco impara a cadere bene – racconta – ha già fatto un passo verso l’autonomia. Ma quando si rialza da solo, ha vinto.”

Nella sua palestra non ci sono specchi, ma si riflettono valori autentici: rispetto, perseveranza, disciplina, fiducia reciproca. Ogni proiezione è un esercizio di consapevolezza. Ogni caduta, un’opportunità. Ogni kimono indossato, un passo verso l’inclusione.

Mirko Mingione ha girato il mondo grazie al judo, ma è tornato là dove c’è più bisogno: tra i giovani che stanno cercando il proprio posto, anche senza vederlo. A guidarli c’è lui, che sul tatami ha imparato che non si vince solo alzando una coppa. Si vince quando si è capaci di rialzare gli altri.